
«Per me sei solo un amico… mi piaci, ma non voglio una relazione… hai frainteso!… sono interessato, ma ho paura… vorrei continuare così per il momento e non fare altri passi più concreti… non mi sento di prendere impegni… non so se funzionerebbe, meglio non rovinare questa bella amicizia!»
Una fotografia di questo momento storico di alta dissociazione sentimentale — migliaia di storie in cui, per lo più, si giunge a niente, salvo un immenso, snervante, avvilente spreco di energia e di bellezza.
Chi desidera, perde. Chi scappa e distrugge tutto, vince.
Poiché chi desidera è in un movimento verso la vita, chi si tira indietro è in un movimento verso la morte. Spesso, chi fugge dall’amore sta sostenendo, inconsciamente, una situazione familiare drammatica. Non ha dunque energia per guardare alla propria vita. Questo in molti porta a conseguenze anche gravissime. Tuttavia, strada facendo, disseminano il proprio dolore e lo spargono sulle vite degli altri.
Sembra un gioco terribile, al confine con la nevrosi collettiva. Molti sono caduti in questo genere di dinamica. Le persone si conoscono, si attraggono, si avvicinano. Poi, drammaticamente, una delle due — indifferentemente uomini e donne — si tira indietro e sparisce. Si mantiene a una distanza di sicurezza. L’altro entra nel dolore e nello sgomento. Poi, si sente dire frasi come quelle raccolte nell’apertura. In questo, agisce naturalmente un tremendo gioco di potere. Sedurre l’altro, renderlo dipendente, portarlo ad esporsi e poi ritirarsi è un atto di narcisismo che dà sempre un certo funereo piacere. Dire «guarda che hai tu un problema» è una forma di vampirismo criminale.
L’amore, con l’intimità, è quello che rende gli esseri umani simili agli Déi: è l’amore che produce ampiezza, inclusione, distensione, respiro, desiderio verso il futuro e la vita, progetti, servizio alla vita e libertà. Chi rifiuta, al contrario, vive in una compressione costante. In apnea, in una tensione al limite del sopportabile, in uno stress continuo, nell’esclusione, nella repressione, nella lotta, nel controllo maniacale, nel guardare alla morte.”
Tratto da uno scritto di -Gabriele Policardo-
(se vuoi ti mando il testo completo, richiedilo con un messaggio)