Me l’ha fatto notare una bravissima personal trainer che mi ha seguita per un po’ di tempo. Quando mi proponeva gli esercizi sportivi li variava spesso perché se no il corpo si sarebbe “abituato” e avrebbe cercato “scorciatoie”. Spesso gli esercizi erano “scomodi” e lavoravamo anche sull’equilibrio.

È necessario stimolare non solo il corpo, ma anche il cervello per far sì che non si entri in quella routine a risparmio energetico che chiamiamo “zona confort”. Ci ho pensato e in effetti la nostra tendenza è di ripetere sempre gli stessi schemi e gli stessi metodi, non solo perché ci fa sentire al sicuro, ma anche perché tendenzialmente proveniamo dal mondo animale dove, una volta che la pancia è piena, ci si riposa.

Ci sono delle eccezioni come le api e le formiche che mettono al primo posto la comunità, come facciamo anche noi con la famiglia o al lavoro per esempio. Ve ne parlo da osservatrice, non da esperta. Mi piace sempre riferirmi al mondo animale perché del resto ne facciamo parte, no? Ne deriva che, se siamo comodi, chi ce lo fa fare di muoverci? E se c’è un modo più comodo, perché non adagiarci? Ecco perché nella vita ci vengono presentate diverse esperienze che ci spingono ad accettare le sfide per darci una mossa. La curiosità e la fame di conoscenza sono nostri alleati, ma anche quella sensazione di incompletezza che conosciamo bene.

Anche il nostro corpo, come spiega bene la psicosomatica, ci costringe attraverso i sintomi a fare o non fare certe cose. Per esempio, dal momento che abbiamo mal di schiena siamo costretti a rallentare o a rinunciare a certe attività. A volte dobbiamo addirittura restare fermi e questo non ci permette di sfuggire a pensieri che abbiamo messo da parte per molto tempo tenendoci iper-occupati. Una buona strategia di fuga che a lungo andare fa scattare l’allarme.

Davvero risolutiva questa vita! Molte persone rincorrono la serenità come un punto di arrivo, ma non si accorgono che gli stimoli sono utili e che la serenità può coesistere con i cambiamenti. Vorremmo un moto perpetuo di belle notizie e relax, ma questo significherebbe smettere di cercare. Cercare cosa? Questo lo sappiamo solo noi singolarmente, ma di base ognuno di noi è alla ricerca dell’amore in tutte le sue sfaccettature. Siamo quindi in una sorta di esperienza per conoscere e integrare l’amore in tutte le sue forme?

Anche l’amore però non è amico dell’ozio. Vivere una relazione sana richiede continuamente cure e crescita. Ma cosa non lo richiede in effetti? Perfino una pianta ha bisogno di continue cure se decidiamo di raccoglierne i frutti.

La zona confort è il nostro istinto a risparmiare energia e va bene, ma se si trasforma in una fuga inconscia dalla realtà o una sorta di struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia non va bene e il risultato è un deficit che nella vita significa girare sul posto come una trottola. Ti risuona? C’è una parte di voi che apprezzerà questo stato di oblio e farà in modo di regalarvi un sacco di alibi per non reagire, ma non è di sicuro un vostro amico: si chiama EGO.

Quindi, se per lo sport la disciplina è importante, altrettanto importante è variare gli esercizi per raggiungere gli obiettivi che ci poniamo. Sì, è ovvio vero? Lo so che vi suona come la scoperta dell’acqua calda, ma allora perché non applicare questo ragionamento anche nella vita in generale? Uscire dagli schemi e dare una sbirciata ad altre realtà, come quando fai viaggi e osservi la differenza tra il prima e il dopo, è alla base della nostra evoluzione, maturazione, crescita, chiamala come vuoi.

E spingiamoci ancora oltre. Quando le cose non vanno come vogliamo siamo abituati a lamentarci e arrabbiarci. La spiritualità aiuta ad osservare gli eventi da un’altra ottica: “cosa mi sta mostrando questo cambiamento di programma?”. Se sei una formichina non avrai tempo per rendertene conto e reagire per il tuo massimo bene. Quando i piani non vanno come vorresti la prima cosa da fare è fermarsi, osservare ciò che accade e prima di tutto chiederti se quello che volevi era davvero il tuo obiettivo o se c’è altro di meglio che ti aspetta. Questa semplice attitudine alla vita è il principio della spiritualità. Questo vuol dire che smetto di sbattere la testa contro al palo che ho davanti e mi permetto di prendere un’altra strada in base anche e soprattutto al mio intuito. La caratteristica principale delle persone definite “spirituali” è che si accorgono di ciò che accade, di quando escono dal flusso; si fermano, osservano, sentono e agiscono osservando le dinamiche che derivano dalle loro scelte.

Tradotto in parole povere, sono svegli (già sentito eh?). Del resto si sa … chi dorme non piglia pesci.

La spiritualità non è yoga, corsi vari, costellazioni, ipnosi, fiori di bach, ecc.. Questi sono gli strumenti che abbiamo a disposizione per osservare e oltrepassare i nostri limiti. 

La spiritualità non è istinto, è intuito e viaggia 500’000 volte più rapidamente della mente!

La spiritualità ti chiede di agire! Vedi quella paura lì? Ecco, quella è la direzione. Poi fai tu, puoi anche girare la testa e fare un pisolino… tic-tac-tic-tac-tic-tac …